Considerata come uno degli eventi cardine della storia europea, la Rivoluzione francese ha segnato un periodo di immensi cambiamenti che ancora rendono il paese unico al mondo per cultura e sistema politico.
La Rivoluzione francese (anche denominata Prima Rivoluzione francese per differenziarla da altre rivoluzioni avvenute nel Paese) fu un evento contraddistinto da lotte politiche, culturali e socio-economiche avvenute in Francia nel decennio 1789-1799.
Il panorama politico e sociale precedente alla Rivoluzione francese vedeva uno Stato indebolito politicamente dalla guerra coloniale anglo-francese (1754-1763) ed economicamente per via dei prestiti alle colonie americane in lotta per l’indipendenza (1775-1783).
L’ascesa al trono del Re Luigi XVI nel 1774 e la nomina di Anne-Robert-Jacques Turgot come gestore dell’economia reale portarono a delle riforme amministrative con il fine di controllare le spese statali. Sia Turgot che il suo successore, lo statista Jacques Necker, furono duramente opposti dalle classi nobiliari e dal clero. In particolare Necker, che pubblicò i registri economici rivelatori degli esosi costi del mantenimento dei privilegi nobiliari e clericali.
La situazione di instabilità politica regnante in Francia portò alla riunione degli Stati Generali composta da rappresentanti dei nobili, del clero e del terzo stato (borghesi, commercianti, artigiani, proletari e contadini), e alle successive elezioni nazionali nell’anno 1788. Le elezioni videro la riammissione di Necker come controllore finanziario che – approfittando della campagna illuminista in voga e dell’eliminazione della censura – fece richiesta di inserire negli Stati generali più rappresentanti del terzo stato che andassero ad eguagliare il numero di rappresentanti di clero e nobiltà che facendo fronte comune fino ad allora avevano sempre la maggioranza.
Il 5 maggio 1789 fu stabilita una riunione degli Stati generali a Versailles. In questa assemblea vi fu una forte opposizione della monarchia, che sosteneva il primo e secondo stato, alle richieste di riforme elettorali della maggioranza (il terzo stato).
Un mese e mezzo dopo la riunione, i rappresentanti del terzo stato Emmanuel-Joseph-Sieyès e Honoré-Gabriel de Mirabeau formarono un’Assemblea Nazionale allo scopo di gestire gli affari legali e finanziari, andando contro ai privilegi clericali e nobiliari. L’Assemblea vide tuttavia alcuni membri del primo e secondo stato unirsi ad essa, a causa di disaccordi interni tra questi gruppi un tempo uniti.
L’Assemblea fu ben accolta dal terzo stato, che godeva ora di sussidi economici e più trasparenti misure amministrative. Tuttavia, le tensioni tra l’Assemblea Nazionale e Re Luigi XVI continuarono, soprattutto in materia di rimozione delle truppe straniere fedeli al Re. Molte furono le richieste non soddisfatte da parte del monarca, al quale iniziava ad opporsi anche il consigliere finanziario di corte Necker, attratto dalle idee illuministe dell’Assemblea.
Di conseguenza i cittadini instaurarono un clima di ribellione contro la monarchia, dando fuoco alle istituzioni e saccheggiando i magazzini per le provviste di cibo come lotta contro gli alti prezzi sulle razioni imposti dal Re. Questo culminò con la presa da parte del popolo della fortezza della Bastiglia in data 14 luglio 1789, che distruggeva uno dei simboli del potere monarchico. Il Re decise di collaborare con l’Assemblea, sebbene non realizzasse il grande potere rivoluzionario ormai creatosi a Parigi ed in tutta la nazione.
Nell’Agosto dello stesso anno il Re si trovò costretto a firmare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che – secondo le idee illuministe dell’epoca – sanciva le leggi di base del rispetto dell’individuo ed eliminava il sistema feudale precedentemente utilizzato dalla monarchia. La Francia restava una monarchia, ma era governata di fatto dall’Assemblea Nazionale.
Nel 1791 il crescente disappunto verso il Re portò la famiglia reale ad una fuga senza successo. Venne conseguentemente creata una divisione dei poteri e la presenza di una monarchia dai poteri quanto più limitati, che venne del tutto a scomparire con la proclamazione della Prima Repubblica francese nell’anno 1792. Il re, processato per alto tradimento e condannato a morte, fu decapitato con la ghigliottina il 21 gennaio del 1793. Pochi mesi dopo, in ottobre, la stessa sorte toccò alla regina Maria Antoinetta.
Il periodo successivo fu guidato da Robespierre, che inserì un calmiere sul prezzo dei prodotti alimentari, arruolò un nuovo esercito e si occupò della repressione degli avversari politici antirivoluzionari. Il 27 luglio 1794 Robespierre e i suoi collaboratori vennero arrestati e a loro volta, arrestati e ghigliottinati senza processo per portare al potere l’ala politica più moderata della rivoluzione.
Gli anni successivi videro il governo di Parigi appoggiare i moti rivoluzionari contro le monarchie assolute in Europa. A comando di queste spedizioni, tra cui quella in Italia, vi fu Napoleone Bonaparte che, rientrato in Francia, con un colpo di Stato militare nel 1799 si attribuì pieno poteri sancendo la fine della Rivoluzione Francese. Le idee della Rivoluzione non si fermarono qui, ma portarono a un’ondata di cambiamento che cambiò la storia del continente a favore dei diritti dei popoli.
Questo decennio fu caratterizzato da tante svolte sociali come il principio di uguaglianza (sociale e fiscale), l’abolizione della schiavitù, della tortura, dei “reati immaginari” (omosessualità, eresia, stregoneria, …) e della religione di stato.
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