Nel novembre del 1881 aprì ai piedi della collina di Montmartre un locale destinato a essere famoso tra gli artisti e la Parigi-bene: Le Chat noir. Cabaret, teatro d’ombre e luogo d’incontro di pittori e scrittori, Le Chat noir fu aperto da Rodolphe Salis, imprenditore parigino che immaginò di creare con Le Chat noir un locale raffinato, elegante, che unisse arte e vino.
In realtà, in un primo momento dopo l’apertura del locale, l’unica caratteristica che definisse il locale tra quelle immaginate da Salis era l’ultima, il connubio tra arte e bevande alcoliche, anche se decisamente poco pregiate.
Nonostante inizialmente il locale non godesse di grande fama e l’ambiente non fosse certo ricercato e elegante, al suo interno erano ammessi solo poeti, pittori, artisti in generale, ed erano molti quelli che venivano lasciati alla porta.
In seguito all’incontro e all’amicizia con Émile Goudeau, Salis riuscì a convincere lo scrittore a spostare il suo circolo letterario, Les Hydropathes, a Le Chat noir, cambiamento che risultò in un ampliamento e miglioramento radicale della clientela che frequentava il quartiere di Montmartre.
Ogni spettatore veniva preso di mira in modo diverso, con battute e scherzi a sue spese che facevano ridere il pubblico, tra un’esibizione e l’altra di un poeta e uno chanssonier, tra Charles Cros e Adolphe Willette, il tutto incorniciato da un ampio consumo di vino, la cui qualità era certamente migliorata insieme alla fama di Le Chat noir.
Rodolphe Salis aveva fiuto per gli affari e era sicuramente un innovatore: a Le Chat noir fu installato un pianoforte, assoluta novità per i cabaret, e, per promuovere il locale, Salis creò la rivista bisettimanale Le Chat noir, alla quale partecipavano gli artisti che si esibivano nel locale, chi con poesie e versi, chi con illustrazioni. Le sue idee furono fonte di ispirazione per molti altri imprenditori parigini e non, tra i quali Jules Roques, fondatore de L’Abbaye de Thélème e della rivista dedicata Le Courrier francais.
(Celebre locandina realizzata dal pittore Théophile-Alexandre Steinlen nel 1896)
Si dice che il nome dato al locale, Le Chat noir, si debba appunto a un gatto nero che si aggirava spesso sul marciapiede e intorno ai lavori di ristrutturazione dell’edificio, anche se secondo alcuni il nome fu invece ispirato da un disegno ritrovato su una delle pareti durante il restauro del locale.
Le Chat noir, modello ispiratore per molti successivi cabaret e simbolo della Parigi-bene e dell’arte, fu un luogo d’incontro di idee e progetti, di artisti e aristocratici che tra un bicchiere di vino e l’altro hanno fatto la storia e la fama del cabaret più rivoluzionario della capitale. su questo palco si esibirono artisti come Paul Delmet, Erik Satie e Claude Debussy. Con la morte di Sais, nel 1897, la moglie mise in vendita lo stabilimento che fu trasformato in un edificio residenziale.
Nel corso degli anni Le Chat noir fu situato in 3 diversi indirizzi: 84 bd de Rochechouart, 12 rue de Laval (oggi rue Victor-Massé) e 68 bd de Clichy. Purtroppo, in nessuno di questi tre luoghi resta più alcun segno originale del cabaret che vi fu ospitato.
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